Nella vita corriamo continuamente il rischio di ammalarci. Anche in amore può succedere e, talvolta, con chi meno ce lo aspettiamo. Amarsi è bello, a patto che non ci siano rischi e ansie: di una gravidanza indesiderata, ma anche di una malattia trasmissibile con i rapporti sessuali. Sembra facile a dirsi, ma occorre volerlo e ricordarselo in tutte le circostanze, anche quelle che all’apparenza sembrano più sicure. Purtroppo, non sempre i segnali che ci aiutano a riconoscere i pericoli sono così chiari e, in certi casi, l’attrazione sessuale che proviamo verso una persona, e la sincerità delle nostre intenzioni, ci rende cieche a tal punto da non vedere il pericolo latente. Per evitare guai è importante in questo senso ascoltare il proprio istinto e le proprie emozioni, oltre ai consigli delle persone che ci vogliono bene e che ci tengono a noi. Quali sono le situazioni più a rischio? Avere spesso rapporti sessuali non protetti con persone sconosciute o con più partner contemporaneamente o che hanno, a loro volta, rapporti con altre persone (rapporti multipartner). Sono rapporti a rischio anche quelli senza protezione con persone affette da malattie contagiose o da AIDS (sieropositive o con malattia), tossicodipendenti, prostitute. Attenzione anche alla scarsa igiene e alle situazioni promiscue, in generale.
Le Malattie Sessualmente Trasmisse (MST) sono infezioni che si possono contrarre con i rapporti sessuali senza protezione (rapporti a rischio). Un tempo erano chiamate malattie veneree, dal nome di Venere, la dea dell’Amore degli antichi romani. Sono tra le infezioni più diffuse e frequenti: alcune sono banali, altre molto più gravi, per questo è indispensabile conoscerle per potersi difendere adeguatamente in ogni circostanza. Chiunque può essere contagiato, anche senza saperlo. Il contagio avviene attraverso i rapporti sessuali ma per alcune (per esempio l’HPV) basta anche un semplice contatto per scatenare l’infezione; può essere provocata da batteri, come nel caso della sifilide e della gonorrea, da parassiti, come il Trichomonas, da funghi come la Candida o da virus, come i Papillomavirus (ne esistono più di 120 tipi di cui circa 40 associati a infezioni dell’area genitale), gli Herpes, genitale o labiale e l’HIV, il virus che causa l’AIDS.
Si trasmettono per lo più attraverso un rapporto sessuale a rischio, in presenza di un partner infettato. Alcune MST si trasmettono anche attraverso il sangue (per es. AIDS ed epatite B) o la saliva (epatite B). Alcune infezioni possono propagarsi anche attraverso il contatto con biancheria o sanitari già infetti.
Le ragazze sono le più sensibili, ma anche i ragazzi ne sono colpiti in modo subdolo.
Spesso sono …. invisibili, cioè decorrono senza dare sintomi apparenti, e questo rende più difficile riconoscerle. Se non vengono curate subito, alcune MST possono provocare complicazioni gravi.
È questo il cosiddetto “effetto ping-pong”, un pericolo da non sottovalutare per le coppie un po' sbadate o poco attente. Lui viene contagiato da lei ma non ha sintomi. Quindi non si cura. Lei effettua la terapia, continua ad avere rapporti ed inevitabilmente viene ricontagiata. Un circolo vizioso che è bene interrompere, come? Prevedendo una cura per entrambi i partner anche in assenza di sintomi. Durante il trattamento è bene astenersi dai rapporti sessuali e lavare ad alta temperatura tutta la biancheria e gli articoli da bagno che non vanno comunque mai scambiati. Una volta guariti, è sempre consigliabile usare il preservativo per proteggersi dalle MST anche se è bene sapere che non garantisce una protezione completa nei confronti del Papillomavirus, in quanto non copre l’intera area genitale. Il rischio di acquisire una nuova infezione è massimo 10-15 anni successivi all’inizio dell’attività sessuale. Durante il parto, è possibile la trasmissione di un’infezione dalla mamma al neonato.
Non voglio un’infezione: come faccio a tenerla lontana?
Le precauzioni sono diverse e semplici da seguire. Innanzitutto, porta sempre con te (o fallo portare al tuo ragazzo) almeno un paio o più di preservativi e utilizzane uno ad ogni rapporto sessuale (anche orale o anale). Ricorda che cambiare spesso partner sessuale o rapporti frequenti multipartner favoriscono le malattie sessualmente trasmesse (MST). Se cambi partner, fai un controllo per le MST: è un gesto di responsabilità verso se stessi e verso gli altri, utile a ridurre la diffusione delle MST. Limita il consumo di alcolici e non fare uso di droghe. Entrambi fanno perdere lucidità e autocontrollo, favorendo rapporti sessuali promiscui e non protetti.
Ci sono altri metodi oltre al preservativo per proteggersi da malattie come AIDS e Papilloma virus?
Soltanto i metodi contraccettivi di barriera come il preservativo possono proteggere in modo valido dalle malattie che si trasmettono con i rapporti sessuali (MST). L’uso del preservativo è raccomandato ogni qualvolta si abbiano rapporti sessuali con partner occasionali o poco conosciuti. In commercio ne esistono per tutti i gusti, sensibilità e misure. Persiste, ancora, un’ingiustificata percezione negativa nei confronti del preservativo, il cui uso viene vissuto come una mancanza di fiducia nel partner, come qualcosa che ricorda un sesso mercenario e poco pulito, come una barriera a una sessualità libera e spontanea. Il brivido di una sessualità “senza limiti” non deve – tuttavia – intrigare perché il prezzo da pagare è troppo alto in termini di benessere sessuale futuro. Senza pensare a infezioni gravi come l’AIDS, che purtroppo anche in Italia è sempre presente, contrarre un’infezione virale come l’herpes genitale o il Papilloma virus (HPV), può interferire fortemente con il vissuto sessuale e segnare in modo negativo le prime esperienze, fino a diventare – talvolta – un’eredità difficile da smaltire negli anni successivi della maturità.
Mi chiedevo se la spirale potrebbe andare bene per proteggere la mia partner.
Lo IUD (Intra Uterine Device), comunemente conosciuto come spirale non è un metodo di barriera e non protegge dalle infezioni sessualmente trasmesse, anzi – in alcune donne - può favorirle, compromettendo la fertilità futura. La spirale è un dispositivo intrauterino che deve essere inserito dal ginecologo all’interno della cavità uterina (si lascia un filo in vagina per poterlo poi recuperare facilmente). Va cambiata ogni 3-5 anni. La spirale è un contraccettivo che impedisce l’annidamento dell’ovulo fecondato grazie a un meccanismo multiplo. Costituisce però una possibile via di risalita di germi nella cavità vaginale a quella uterina, e quindi è sconsigliabile in donne che non hanno avuto figli, soprattutto se con partner multipli.
Una MST può essere presa durante la gravidanza e trasmessa al feto o al neonato?
SI, è possibile. Le donne in attesa presentano gli stessi rischi di contagio delle altre donne. La gravidanza non assicura nessuna protezione contro le infezioni trasmesse con i rapporti sessuali (IST) né alla futura mamma, né al feto o al neonato. Anzi, in queste condizioni, le conseguenze di una infezione sessualmente trasmessa possono essere molto più serie. Nella donna gravida, una ITS può anche provocare un parto prematuro.
Una infezione sessuale trasmessa (IST) può essere trasmessa dalla madre al proprio bambino prima, durante e dopo il parto. Alcune IST (per es. il batterio della sifilide) sono in grado di attraversare la placenta e infettare il bambino quando si trova ancora nel grembo materno. Altre infezioni sessualmente trasmesse (per es.gonorrea,clamidia, epatite B e herpes genitale) possono essere trasmessi dalla mamma al bambino durante il parto, quando il neonato passa attraverso il canale del parto. L’HIV (il virus dell’AIDS) può attraversare la placenta durante la gravidanza, infettare il bambino durante la nascita o, a differenza di altre MTS, infettarlo anche durante l’allattamento materno.
… e ho paura di aver contratto un’infezione facendo sesso… Aiutoo, cosa faccio!
Se hai il sospetto di un contagio, rivolgiti subito al tuo ginecologo o al consultorio. Se il controllo evidenzia un’infezione sessualmente trasmessa, è importante che avvisi subito il tuo partner (o tutti i partner se sono più di uno), in modo che anche lui possa controllarsi tempestivamente e – se sarà il caso – seguire la terapia medica che vi verrà indicata. Perché funzioni, è bene seguirla entrambi in modo scrupoloso e per tutto il tempo indicato dai medici. Durante l’intera cura, meglio astenersi dai rapporti sessuali, anche se non si hanno sintomi. Le malattie sessualmente trasmesse (MST) sono subdole e spesso si sviluppano per un certo tempo in modo asintomatico, senza dare alcuni disturbo.
Mia mamma continua a dirmelo ma non so se lo dice solo per mettermi in guardia.
In effetti, è vero. Le infezioni che si trasmettono con i rapporti sessuali (IST) sono più frequenti tra gli adolescenti, in particolare le ragazze e comunque i giovani al di sotto dei 25 anni. Perché? Le ragioni sono diverse. Innanzitutto c’è una maggiore promiscuità sessuale tra i ragazzi, una scarsa protezione e – purtroppo – secondo quanto dicono le ricerche, una scarsa informazione sui rischi di un rapporto sessuale non protetto, sia verso una possibile gravidanza non desiderata sia verso un’infezione sessualmente trasmessa (IST). Secondo un recente rapporto del Censis, il 90% dei ragazzi identifica le infezioni sessualmente trasmesse con l'AIDS, solo il 15% conosce il Papillomavirus o HPV, il 13% la gonorrea, l’11% le epatiti, il 6% la Clamidia".
La maggior parte dei ragazzi non usa il preservativo o lo fa saltuariamente. Eppure è sufficiente anche un solo rapporto con una persona infetta – che magari non ha alcun sintomo apparente – per essere contagiati da una o più infezioni: alcune hanno un decorso lieve ma non sempre è così! Soprattutto chi ha già avuto un’infezione ha una maggiore probabilità di re-infettarsi e deve fare più attenzione. I vari germi hanno periodi di incubazione differenti e quindi anche se tutto tace e non si hanno sintomi, dopo la diagnosi del medico e la terapia indicata è bene farsi controllare per essere certi che tutte le infezioni siano effettivamente ben risolte, per evitare sorprese successive.
Le ragazze giovani sono più vulnerabili, in parte per l’anatomia stessa dei genitali femminili, più ricettivi di quelli maschili; in parte perché il tessuto che riveste il collo dell’utero nell’adolescente non è ancora completamente maturo, è più delicato rispetto a quello presente nella donna, e quindi più fragile verso batteri aggressivi e resistenti. Tra questi, la Clamidia o Chlamydia, che predilige le giovani donne tra i 15 e i 24 anni e il batterio della gonorrea, che può colpire a qualsiasi età e spesso si associa alla Clamidia. Secondo quanto dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la gonorrea è sempre più diffusa e molto contagiosa, si parla di ben 78 milioni di persone all’anno che contraggono questa infezione attraverso i rapporti sessuali e in più sta diventando resistente agli antibiotici.
É vero che potrei avere un’infezione trasmessa con i rapporti sessuali anche senza avere sintomi?
É vero, può succedere spesso che queste infezioni decorrano - almeno all’inizio – in modo asintomatico (senza disturbi o segni evidenti), senza dare alcun disturbo e questo spiega in parte la facilità del contagio e la sua insidiosa diffusione. Facciamo qualche esempio: solo 1 persona su 20 sa di avere l’epatite così come oltre il 50-60% delle persone affette da HIV non sa di averla contratta perché non ha manifestato l’AIDS. Lo stesso vale per la Clamidia: i portatori sani sono numerosi soprattutto tra gli uomini che non sono consapevoli di esserlo. Tali persone, dall’apparenza sana, sono però altamente infettanti, e senza la consapevolezza di saperlo. Un rapporto sessuale non protetto in questi casi diventa davvero pericoloso.
Ecco qualche indicazione di base – non certo per fare diagnosi - ma per aiutarti a riconoscere i sintomi principali delle malattie sessualmente trasmesse (MST). E’ un discorso che si lega alla propria attenzione verso l’igiene intima, personale e sessuale.
Tre elementi principali sono da tenere sotto controllo: 1) I disturbi della minzione, 2) L’igiene e la cura dei propri genitali, 3) La comparsa di perdite anomale.
Vediamoli uno a uno un po’ più nel dettaglio.
Anche i ragazzi, possono talvolta riscontrare delle perdite dall’uretra, per esempio in caso di Clamidia, gonorrea e Trichomonas. Anche per loro i controlli sono rapidi. Possono rivolgersi al consultorio o a uno specialista urologo/andrologo.
Molte delle infezioni sessualmente trasmesse guariscono quando vengono curate in modo tempestivo e precoce. Alcune, come l’herpes genitale, possono indurre delle recidive. Ciò significa che una persona, dopo aver contratto il virus la prima volta, guarisce. Ma, dopo un periodo di tempo variabile (da qualche mese a molti anni), in condizioni di stress, di stanchezza, di affaticamento, l’infezione virale può ritornare. Le persone che soffrono di Herpes recidivante imparano presto a tenere sempre in casa le medicine per questa malattia, per cui ai primi sintomi ricominciano la terapia.
Sì, è vero e possono causare la cosiddetta: pediculosi del pube. Gli agenti responsabili sono dei piccoli parassiti – i pidocchi del pube – dotati di zampette uncinate che si ancorano a peli. Si nutrono perforando la cute con la bocca e succhiando sangue. Attaccano le loro uova (lendini) molto saldamente alla radice dei peli pubici o di altre zone del corpo e depositano un liquido che causa intenso prurito. Si manifestano anche foruncoli e pustole.
Le pidocchi del pube si insediano alla base dei peli pubici, nella zona genitale, sotto le ascelle, tra le ciglia e le sopracciglia. Questa infezione si trasmette con i rapporti sessuali ma anche per contatto diretto con biancheria intima o da bagno, uso di sanitari o strumenti igienici infestati da questi piccoli parassiti, o dormendo tra lenzuola poco pulite. Perciò se si è con degli sconosciuti, meglio non scambiarsi indumenti , saponi e salviette. Dopo un rapporto occasionale, se senti molto prurito attorno ai genitali, controllati con cura e rivolgiti al ginecologo.Il trattamento di scelta, che deve essere seguito da tutti i partner contemporaneamente, è un antiparassitario per uso locale che va consigliato dal medico.
La scabbia è un’infezione parassitaria contagiosa provocata da un acaro, la cui femmina – dopo la riproduzione – penetra nella pelle, scava un galleria e dopo avervi deposto le uova, muore. Si diffonde rapidamente soprattutto negli ambienti molto affollati come ospedali, scuole, caserme etc. Il contagio può avvenire per contatto diretto prolungato con persone già infettate, rapporti sessuali, scambio di biancheria, indumenti od oggetti contaminati, riposo su lenzuola infestate in precedenza da una persona portatrice.
La scabbia provoca prurito intenso, in genere di notte o quando si è accaldati. Il prurito provoca lesioni da grattamento, nella zona dell’ombelico e dei genitali, sulle mammelle, nelle pieghe anteriori delle ascelle, alle mani, negli spazi tra un dito e l’altro, sulla superficie anteriore dei polsi e dei gomiti. Non compaiono, in genere, sul volto. L’infezione si manifesta con vescicole dall’aspetto perlaceo alla fine di un tratto di pelle più spessa che segnala le “gallerie” sottocutanee (cunicoli) scavate dalla femmina dell’acaro nello strato corneo.
Il preservativo non evita il contagio. Se dopo un rapporto occasionale, compaiono delle piccole bollicine lucide molto pruriginose, vai dal ginecologo o al consultorio. La terapia di scelta è a base di farmaci antiparassitari, che devono essere indicati dal medico. La guarigione è rapida e completa, se la cura è tempestiva.
Si, in caso di diagnosi di Trichomonas vaginalis, la cura va seguita da tutti i partner; solo in questo modo si guarisce bene, senza rischi di recidive. La vagina è la localizzazione più frequente nella donna, l’uretra nell’uomo. Se l’infezione viene trascurata, il Trichomonas può risalire dalle vie genitali, infettando anche le vie urinarie. E’ una delle infezioni più frequenti trasmesse per via sessuale con rapporti sessuali non protetti. Il neonato può essere contagiato durante il parto.
L’infezione può essere spesso asintomatica, soprattutto nei ragazzi; nelle ragazze, invece, si manifesta con prurito intenso, bruciore locale, arrossamento a livello di vulva e vagina, perdite di colore giallo–verdastro, schiumose, maleodoranti, associate a dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia) e bruciore alla minzione.
La guarigione è rapida se il trattamento è tempestivo.Esiste un farmaco specifico che deve essere assunto per bocca. La cura va seguita da tutti i partner, contemporaneamente, per evitare eventuali reinfezioni. Durante la terapia, si consiglia di non consumare alcolici, in quanto possono aumentare notevolmente la sensazione di nausea o vomito.
La Candida è un’infezione vaginale, frequente tra le adolescenti,causata da un fungo che normalmente vive in equilibrio in alcune zone del nostro corpo (vagina, bocca, apparato digerente). In particolari situazioni, la Candida comincia a svilupparsi, determinando l’infezione, per esempio in condizioni di stress, malattia, prolungata assunzione di antibiotici o farmaci a base di cortisone, abuso di alcolici o droghe, scarsa igiene intima o all’opposto eccessivo uso di detergenti intimi aggressivi o di irrigazioni vaginali ripetute che tendono a squilibrare l’ecosistema vaginale, AIDS o altre infezioni sessualmente trasmesse.
Oltre che per via sessuale, il contagio della ragazza è possibile –seppure meno frequentemente– anche tramite contatto con biancheria infetta o lo scambio di slip o del costume con un’amica.
Il sintomo più comune è il bruciore intenso a livello della vagina o del pene, insieme a perdite biancastre simili a latte cagliato, irritazione locale, difficoltà e bruciori durante i rapporti sessuali.
Il forte prurito a livello vaginale per le ragazze o a livello del glande (la punta del pene) con macchie rosse per i ragazzi deve fare pensare a un’infezione di questo tipo. Se noti uno o più di questi sintomi, rivolgiti subito al ginecologo o al consultorio.
Per prevenire la Candida devi usare il preservativo, avere una buona igiene intima, utilizzando un detergente delicato che mantenga l’equilibrio dell’ecosistema vaginale, seguire un’alimentazione sana, con pochi cibi lievitati (pane, pizza, snack etc) che sono terreno fertile per la crescita della Candida (in particolare prima e durante il ciclo mestruale) associata a una buona attività fisica. Importante anche non condividere la tua biancheria con amiche o sorelle, indossare sempre biancheria di fibra naturale. I tessuti sintetici non fanno traspirare e creano un ambiente umido ideale per la crescita della Candida.
Il trattamento richiede farmaci specifici che vanno prescritti dal ginecologo.
La guarigione può essere lenta e caratterizzata da frequenti ricadute (recidive).
La gonorrea rappresenta una delle più frequenti malattie sessualmente trasmesse (MST), anche tra gli adolescenti. È causata da un batterio, il gonococco (Neisseria gonorrhoeae), che ha una tipiaca forma a chicco di caffè e cresce bene nelle zone umide, per questo si annida nelle mucose. Può trasmettersi durante il parto e attraverso i rapporti sessuali non protetti. L’eiaculazione non è necessaria per il contagio, che può derivare anche dal semplice contatto con la cute o con biancheria infetta. La gonorrea si associa spesso ad altre MST, per esempio la Clamidia.
Nelle ragazze e nelle donne adulte può decorrere asintomatica oppure causare: dolori addominali e durante i rapporti sessuali, infezioni dell’uretra e delle tube, secrezioni purulente e maleodoranti, talvolta perfino perdite di sangue tra una mestruazione e l’altra, bruciori al momento di fare la pipì.
Nei maschi può causare: perdite con pus dai genitali (‘scolo’), bruciore, dolore e difficoltà a fare la pipì, gonfiore e prurito ai genitali. In caso di rapporti orali o anali, l’infezione in gola o a livello dell’ano non sempre presenta sintomi.
La diagnosi si può fare soltanto con un’accurata visita medica. Per prevenire la gonorrea , bisogna usare sempre il preservativo, evitare i rapporti occasionali non protetti, limitare il numero di partner, evitare l’uso di droghe e alcolici perché riducono la capacità reattiva del sistema immunitario.
La terapia si basa sul trattamento con antibiotici, che deve essere seguito da tutti i partner, in contemporanea. A causa della resistenza antibiotica che questo batterio sta dimostrando, gli antibiotici più vecchi e meno costosi hanno perso la loro efficacia nel trattamento dell'infezione, che sta diventando più difficile da debellare.
Se la cura è tempestiva e seguita in modo adeguato da tutti i partner, la guarigione è in genere rapida. Se l’infezione non viene curata, possono insorgere gravi complicazioni non solo nelle aree genitali.
La Clamidia (Chlamydiatrachomatis) è una delle malattie sessualmente trasmesse più diffuse, soprattutto tra gli adolescenti. I portatori sani sono numerosi tra i maschi. Le adolescenti sono particolarmente a rischio di contagio anche per l’immaturità del tessuto del collo dell’utero, che è più fragile e delicato rispetto a quello della donna adulta.
L’infezione è causata da batteri del genere Clamidia. E’ riconoscibile attraverso un tampone o un esame del sangue.Può essere facilmente trattata e curata con antibiotici, a patto che si curino bene tutti i partner, astenendosi dai rapporti sessuali durante tutta la durata della cura. Dopo 3-4 mesi dalla fine del trattamento antibiotico, è bene fare un controllo per accertarsi che tutto sia a posto.
Se non curata in modo tempestivo e adeguato, la Clamidia può causare gravi complicazioni, fino alla sterilità.
La Clamidia all’inizio può essere asintomatica ma nel giro di alcune settimane può diffondere dalla vagina alla cervice, all’uretra, e progressivamente risalire lungo le tube di Falloppio provocando perdite vaginali biancastre/giallastre anomale o ematiche tra una mestruazione e l’altra, bruciore nel fare pipì, nausea, febbre, dolore alla schiena e al basso ventre che aumenta durante i rapporti sessuali. Dopo un rapporto orale può comparire dolore e bruciore alla gola.
Le infezioni delle tube sono frequenti nelle ragazze giovani, possono dare pochi sintomi e non sembrare preoccupanti ma sono particolarmente pericolose. Possono infatti essere causa di gravidanze extrauterine, in cui l’embrione si impianta in una delle due tube e non nell’utero come dovrebbe essere, con il rischio di gravi emorragie acute che possono anche essere fatali.
Entro due anni dalla prima infezione, nel 35% delle ragazze, la Clamidia si può ripresentare provocando lesioni alle tube, infezioni del peritoneo pelvico, dolore alla penetrazione profonda. La conseguenza più temibile è la Malattia Infiammatoria Pelvica (PID dall’inglese Pelvic Inflammatory Disease), una grave malattia che può causare danni permanenti e che rappresenta una delle maggiori cause di sterilità della donna.
Purtroppo, il riscontro degli esperti è che anche dopo una prima infezione, i ragazzi non imparano a usare il preservativo e nel caso della Clamidia è un comportamento veramente rischioso per la salute futura della donna, dal punto di vista riproduttivo ma non solo.
Non mi è mai capitato ma ho l’Herpes labiale ricorrente.
Può succedere, anche se si tratta di due tipi diversi di virus, della stessa famiglia. L’Herpes genitale è un’infezione causata nel 90% dei casi dall’Herpes simplex virus di tipo 2 (HSV-2). Il tipo 1 (HSV-1) è il responsabile dell’Herpes labiale ma può anche causare l’infezione genitale (1% dei casi).
L’Herpes genitale rappresenta una delle più comuni infezioni sessualmente trasmesse, anche tra i giovani. È più frequente nelle donne rispetto agli uomini.
Il contagio avviene soprattutto attraverso i rapporti sessuali con partner infetti che magari non sanno neppure di esserlo, dato che l’infezione può decorrere senza sintomi e senza alcuna lesione cutanea visibile.
Una volta contratta, l’infezione può durare anche per tutta la vita: un po’ come avviene per l’herpes labiale, con episodi ricorrenti. L’herpes genitale è molto contagioso nelle fasi di recidiva, quando il virus è attivo, molto meno nei periodi di quiescenza (si nasconde nelle cellule nervose).
Può svilupparsi senza dare sintomi (asintomatico), oppure manifestarsi con una caratteristica “fioritura” di piccole vescicole piene di liquido trasparente, in genere riunite “a grappolo”, che si trovano soprattutto nell’area vulvo-vaginale, meno frequentemente anche in altre aree (ano, natiche, cosce, pene). Le vescicole possono essere dolorose e rompersi lasciando delle erosioni di 1-2 mm che formano una crosta e guariscono in modo spontaneo nel giro di 2-4 settimane.
In questa fase, il virus è molto contagioso. Talvolta si associano sintomi simili a quelli dell’influenza (gonfiore alle ghiandole, febbre,dolore alle ossa, debolezza generale).
La terapia è a base di farmaci antivirali specifici, che agiscono in modo selettivo sulle cellule infette. Le recidive possono essere frequenti (Herpes genitale ricorrente), così come per la forma labiale in condizioni di stress, tensioni emotive, durante le mestruazioni o se si consumano molti superalcolici o droghe.
Se l’infezione da Herpes genitale non viene curata, può provocare gravi complicazioni tra cui l’infezione delle vescicole con disturbi assai fastidiosi e la formazione di pus. Anche queste, come i sintomi, possono decorrere inizialmente in modo subdolo e silente, in particolare nelle giovani donne.
Ricordo l’imbarazzo: aveva delle perdite puzzolentissime!!!
È vero, è il primo sintomo e il più riconoscibile della vaginosi batterica che si manifesta con perdite maleodoranti come pesce avariato. Non a caso, uno dei test utili per rilevarla si chiama fish-test o sniff-test.
Questa infezione batterica si manifesta quando la normale flora batterica vaginale (i bacilli “buoni” che ci difendono da quelli “cattivi” e che sono prevalentemente i Lattobacilli, per es. il bacillo di Döderlein, che vivono abitualmente nella vagina della donna, dove svolgono appunto un ruolo benefico) viene sostituita da altri batteri che, trovando condizioni favorevoli, crescono numericamente e possono diventare pericolosi. Tra questi, uno dei principali è la Gardnerella vaginalis.
Il contagio avviene soprattutto con i rapporti sessuali con partner infetti. In circa la metà dei casi l’infezione è asintomatica, l’altra metà manifesta generalmente:
La terapia specifica è a base di antibiotici che devono essere prescritti dal ginecologo. La risoluzione può essere rapida se il trattamento è tempestivo. Nella maggior parte dei casi non si tratta di un’infezione grave ma è fastidiosa e può trasmettersi al partner che andrà quindi informato.
Per evitare una re-infezione è importante mantenere un grado di acidità vaginale intorno a pH = 4 che consente di proteggere l’equilibrio della flora residente benefica (lattobacilli acidofili) che costituisce una prima difesa verso l’invasione di ceppi patogeni provenienti anche dall’intestino (attraverso l’ano). È importante, a questo proposito, sempre lavarsi le parti intime dal davanti all’indietro e non viceversa in modo da evitare che germi presenti nella zona anale possano andare a infettare le parti intime vulvo-vaginali.
L’ulcera molle o cancroide è causata da un batterio (Haemophilus ducreyi), a forma di bastoncello, che contagia con maggiore frequenza il sesso maschile e con una forma più dolorosa (nella donna, può essere asintomatica). Nei Paesi Occidentali, questa infezione è rara mentre sono presenti focolai di infezione soprattutto in Africa e nei Caraibi.
Il contagio avviene sempre per via diretta attraverso i rapporti sessuali non protetti.
Nel giro di 3-7 giorni dal rapporto non protetto con una persona infetta, il batterio provoca tipiche lesioni ulcerose, con bordo tumefatto, dolorante e centro molle (da cui il nome dell’infezione) che interessano soprattutto l’area del glande, del frenulo (sottile lembo di pelle che unisce il glande al prepuzio), il perineo e l’area intorno all’ano.
Generalmente è presente un ingrossamento dei linfonodi (linfoadenopatia), monolaterale, con tendenza alla suppurazione e alla formazione di fistole.
Le ulcere provocate dal batterio possono diffondersi per autoinoculazione (se si toccano le ulcere, infatti, i batteri possono trasferirsi sulle dita e da queste diffondersi alla bocca o ad altre aree). La promiscuità sessuale e la scarsa igiene favoriscono il contagio. La presenza di ulcere può predisporre ad altre malattie sessualmente trasmesse.
La diagnosi prevede la ricerca dell’Haemophilus ducreyi nel materiale raccolto dall’ulcera o dal linfonodo. Nei casi più gravi, può essere necessaria l’agoaspirazione del pus all’interno delle ulcere. Il trattamento si basa sull’assunzione di antibiotici, per bocca o per via intramuscolare. Alla fine del trattamento, è indispensabile una visita di controllo. La completa guarigione si ottiene in circa 10-15 giorni. Le ricadute non sono frequenti a meno che il trattamento non sia seguito in modo non corretto.
Nonostante l’aura romantica alimentata da alcuni film e sceneggiati del passato, la sifilide è una delle più insidiose malattie sessualmente trasmesse, diffusa in tutto il mondo e - purtroppo – in crescita. Solo negli Stati Uniti si contano circa 36.000 casi di sifilide ogni anno, tra uomini e donne. Di recente, la sifilide è ricomparsa anche nei Paesi europei: in Italia si è passati da 150-200 casi ad oltre 1500 l’anno!
La sifilide è causata da un batterio, il Treponema pallidum, a forma di spirale (spirocheta), molto invasivo. L’infezione si contrae quando si ha un rapporto sessuale con una persona infetta e la spirocheta penetra nel corpo attraverso la cute (soprattutto se ci sono delle microabrasioni) o attraverso le mucose orali, della vagina, del pene o del retto. Nel punto dove è penetrato il batterio si forma dapprima un piccolo nodulo, indolore, seguito alcuni giorni dopo da una piccola ferita che, dopo aver liberato una grande quantità di spirochete, guarisce da sola. In questa fase si è molto contagiosi e se l’infezione non viene trattata in modo adeguato può evolvere negli stati successivi. Dopo un paio di mesi compaiono sulla cute macchie rosse non pruriginose, dolori alle articolazioni, ai muscoli, febbre, gonfiore a tutte le ghiandole del corpo. Passati altri tre o quattro mesi, la malattia sembra guarita ma si resta contagiosi per almeno due anni. Se continua a non essere trattata, l’infezione evolve in modo subdolo e silente creando gravi complicazioni che possono diventare anche fatali: rottura dell’aorta, infarto, danni al fegato e alle ossa, cecità, paralisi, danni cerebrali con gravi sintomi psichiatrici.
La sifilide può decorrere senza sintomi per anni e trasmettersi da un partner all’altro, durante rapporti non protetti, senza che entrambi ne siano consapevoli. Il preservativo protegge dal contagio. La sifilide viene diagnosticata tramite una visita medica molto accurata e numerosi test ed esami di laboratorio.
È abbastanza semplice da curare nei primi stadi, più complesso quando la malattia è avanzata. La terapia di scelta è la penicillina e i suoi derivati sotto controllo medico. Possono venire usati anche altri antibiotici che eliminano il batterio e prevengono danni futuri ma non possono riparare quelli già presenti, che sono irreversibili. Durante tutto il trattamento, è fondamentale evitare contatti e rapporti sessuali non protetti, per ridurre al massimo il rischio di una reinfezione.
Il granuloma inguinale è un’infezione molto rara nei climi temperati come il nostro, è più frequente nelle aree tropicali e subtropicali. È provocata da un batterio, la Klebsiella granulomatis. Si manifesta con una lesione iniziale che sviluppa un nodulo indolore rosso-carne che si trasforma in una placca arrotondata, maleodorante, rilevata e vellutata, sanguinante. Negli uomini, l’infezione si localizza al pene, allo scroto, all'inguine e alle cosce; nelle donne, si annida nella vulva, nella vagina e nel perineo; nei maschi omosessuali, nell'ano e nell’area delle natiche; non è presente ingrossamento dei linfonodi (linfoadenopatia). La diagnosi viene fatta analizzando un piccolo campione di materiale prelevato dalla lesione. La terapia prevede il ricorso ad antibiotici.
I condilomi o verruche genitali (per la somiglianza e per la comune causa con le verruche della pelle) dapprima formano delle piccole lesioni rosate poi crescono in modo irregolare e diventano delle piccole escrescenze benigne di pelle dura, a bordo dentellato, da cui il nome popolare di “creste di gallo”. Si localizzano, soprattutto a livello del pene e dei genitali femminili e tendono a cronicizzare. In genere, non provocano dolore ma si ha la percezione di averli e a volte provocano prurito. Il medico le può riconoscere facilmente: se senti delle piccole escrescenze dure intorno ai genitali, è bene chiedergli subito consiglio.
I condilomi genitali sono causati da alcuni Papillomavirus umani (HPV, tipo 6 e tipo 11 responsabili del 90% dei casi). L’HPV è un virus molto diffuso, che può colpire entrambi i sessi. Sono stati identificati ben 45 tipi diversi di Papillomavirus che possono trovarsi sulla nostra cute e nelle mucose. Alcuni – come quelli che provocano i condilomi - sono considerati a basso rischio di tumore ai genitali e al collo dell’utero. Le infezioni persistenti, correlate ai tipi HPV del genere α-papillomavirus, sono invece associate ai tipi ad alto rischio, quindi al pericolo di sviluppare il cancro del collo dell'utero e altri tipi di cancro HPV-correlati. (Per ulteriori informazioni sui Papillomavirus e sui vaccini, vai alla sezione dedicata).
Il contagio dei condilomi avviene per contatto diretto durante i rapporti sessuali non protetti ma non può essere esclusa una trasmissione indiretta, per ripetuto contatto con superfici, indumenti o biancheria contaminata. Tutte le condizioni che causano depressione del sistema di difesa immunitario, come l’eccesso di superalcolici, droghe, il fumo di tabacco ma anche un elevato numero di partners sessuali occasionali, possono risultare fattori favorenti per l’infezione da papilloma virus.
La presenza di lesioni dovute al papilloma virus non possono comunque essere considerate indice di abitudini sessuali sregolate ma soltanto espressione di un’infezione molto comune alla quale la stragrande maggioranza della popolazione maschile e femminile va soggetta. La gran parte in realtà se ne libera in un arco di tempo che varia da 6 mesi a 2 anni, potendo comunque, in particolari condizioni e in caso di fattori favorenti, riattivarsi o costituire una nuova infezione, non esistendo un’immunità definitiva mediante anticorpi specifici. Il tumore del collo dell’utero, in particolare, pur essendo una condizione di grave malattia, viene considerato come una rara evenienza di un’infezione molto comune; tuttavia non è possibile a priori sapere quali delle invece frequenti lesioni a rischio diverrà effettivamente un cancro: per questo motivo il ginecologo è in grado di riconoscerle ed eliminarle evitando comunque ogni rischio di aggravamento. I condilomi invece, anche se costituiscono una lesione sgradevole a vedersi e anche imbarazzante nei confronti del partner (oltre che essere infettivi) non costituiscono l’anticamera di un tumore essendo manifestazioni benigne come appunto le verruche volgari della pelle.
La terapia è personalizzata, caso per caso e indicata dal medico sulla base di opportuni accertamenti. Può prevedere farmaci ma soprattutto vari trattamenti non farmacologici (elettrocoagulazione, diatermocoagulazione, laserterapia, crioterapia, eradicazione chirurgica).
Mia zia dice che è più rischioso se contratto durante la gravidanza.
Il Citomegalovirus (CMV) è un’infezione virale causata dall’omonimo virus, che fa parte della famiglia dei virus erpetici. Questi virus sono in grado di rimanere silenti per lunghi periodi (anche per tutta la vita) nell’organismo che li ospita. Può diffondersi in tutti i fluidi del corpo, sia dell’uomo che della donna, e quindi può infettare urine, saliva, lacrime, sperma, secrezioni vaginali e perfino il latte materno.
L’infezione da CMV si acquisisce, in genere, nella prima infanzia. Per molte persone non vi sono conseguenze, in altre, invece, si manifestano sintomi come febbre persistente, debolezza, epatite. Le forme più gravi sono quelle che colpiscono i soggetti immunodepressi (pazienti sottoposti a dialisi, a trapianto, affetti da AIDS o con tumori), nei quali l’infezione da CMV rappresenta una delle principali cause di malattie gravi (retinite, polmonite, malattie gastrointestinali etc) e di mortalità.
Adolescenti e adulti possono trasmettersi il CMV soprattutto attraverso i baci e i rapporti sessuali, ma anche attraverso trasfusioni di sangue o maneggiando fluidi infetti. Il virus può essere trasmesso al feto durante tutti i 9 mesi di gravidanza o al neonato durante il parto. Si tratta, in questi casi, di un’infezione seria, che può provocare gravi lesioni soprattutto nei primi mesi della gestazione. C’è da considerare – per chi sta pianificando una gravidanza – che l’infezione primaria da CMV si può verificare una sola volta nella vita; pertanto, se si è già contratta in passato, nel sangue della futura mamma sono già presenti i relativi anticorpi e quindi si è protette nel caso di un ulteriore contatto con il virus. Nel caso, invece, che l’infezione non sia stata contratta prima di rimanere incinta, durante tutta la gravidanza, il ginecologo farà ripetere più volte il test per il CMV in modo da monitorarne l’eventuale presenza sin dalle fasi più precoci che possono essere trattate con terapia specifica, proteggendo la futura mamma, il feto e il neonato.
Al momento non esiste alcun trattamento per l’infezione da CMV nelle persone sane. I pazienti immunodepressi vengono trattati con terapie specifiche a base di farmaci antivirali. Si sta ancora cercando di produrre un vaccino.
Lo strano nomignolo deriva dall’aspetto morbido delle lesioni. I molluschi non c’entrano.
Il mollusco contagioso (noto anche con l’acronimo MCV) è un’infezione virale cutanea diffusa tra i bambini, con picco tra 1-4 anni, che hanno una predisposizione alle malattie allergiche (atopia) e quindi un sistema immunitario più fragile.Negli adolescenti e negli adulti, in particolare se immunocompromessi (malati di AIDS, pazienti trapiantati, dializzati, con tumore, sotto trattamento prolungato con farmaci corticosteroidi), la trasmissione avviene principalmente tramite i rapporti sessuali se il partner presenta lesioni a livello delle mucose genitali (diagnosi differenziale con l’Herpes genitale) o contatti diretti con cute infetta (lavarsi sempre accuratamente le mani!).Si trasmette anche attraverso l’utilizzo promiscuo di lenzuola, asciugamani o biancheria infetta e la condivisione di vasche o docce con soggetti colpiti da mollusco contagioso. È un’infezione estremamente contagiosa, ma fortunatamente benigna. I climi caldi e l’umidità facilitano il contagio.
Lo strano nomignolo di “mollusco” con il quale viene identificata l’infezione deriva dal latino molluscus, che significa morbido: le lesioni provocate da questo virus presentano, infatti, un aspetto soffice, piuttosto spugnoso. Si tratta di piccole papule in rilievo con fossetta al centro, che compaiono dopo un periodo di incubazione variabile da 2 a 7 settimane. Possono variare per numero - da un paio fino a oltre un centinaio - per dimensione (2-15 mm) e per colorazione (bianco, giallo, grigio, incarnato). Le papule possono diffondersi in tutta la superficie corporea (senza danni agli organi interni) anche se nella maggior parte dei soggetti colpiti si osservano papule a livello di viso, ascelle, braccia, mani e inguine.L'infezione non colpisce né il palmo delle mani né la pianta dei piedi.
In genere, non provocano sintomi;i soggetti particolarmente sensibili lamentano prurito, infiammazione, infezioni secondarie e congiuntivite.Nei soggetti con grave compromissione immunologica, le lesioni assumono aspetti atipici per numero, morfologia e localizzazione.
La diagnosi è clinica eviene fatta attraverso un’accurata osservazione diretta delle lesioni papulose. Eventualmente, quando la diagnosi è incerta, il sospetto clinico può essere confermato da una biopsia cutanea.
Nei soggetti sani, le papule possono regredire in modo spontaneo ma la guarigione richiede spesso tempi d'attesa lunghi (mesi/anni). Più complicato è il discorso per i pazienti immunodepressi, i quali hanno spesso lesioni più gravi e più difficili da debellare anche con un approccio farmacologico.
La terapia con farmaci prevede l'applicazione locale di farmaci cheratolitici, antivirali o immunosoppressori. Nei casi più aggressivi, difficili da eradicare, le papule vengono rimosse chirurgicamente mediante curettage, crioterapia (terapia del freddo) o laserterapia per evitare fenomeni di auto inoculazione o di contagio sessuale. Per minimizzare il rischio di possibili recidive, il trattamento andrebbe iniziato subito, quando le papule sono ancora poche e di piccole dimensioni.
L’uso del preservativo non protegge completamente dall’infezione. Le lesioni genitali da mollusco contagioso, infatti, non sono in genere circoscritte alla sede del profilattico ma possono diffondersi in molte aree della cute.
Tutti possono trasmettersi attraverso i rapporti sessuali?
L’epatite virale causa una progressiva infiammazione del fegato che può essere acuta o cronica. È causata da virus differenti che provocano diversi tipi di malattia.
Ad oggi, sono noti 5 tipi di epatite virale determinati dai cosiddetti virus epatitici maggiori: l’epatite virale A, B, C, D (delta) ed E. In circa il 10-20% dei casi l’agente responsabile dell’epatite resta ignoto. Tutte queste forme di epatite provocano una grave sofferenza del fegato e sintomi generali intensi; alcune forme possono anche degenerare in malattie gravi come la cirrosi epatica, che distrugge il fegato, e il tumore al fegato. L’epatite virale A si trasmette per via oro-fecale e anche per via sessuale (rapporti orali e anali), l’epatite virale B è la formapiù diffusa e facilmente trasmissibile con i rapporti sessuali ma anche attraverso il sangue infetto, l’epatite virale C si trasmette con maggiore frequenza con il sangue e più raramente con i rapporti sessuali, l’epatite virale D può essere trasmessa attraverso i rapporti sessuali ma è più raro. L’epatite virale E, isolata più di recente, è una forma simile all’epatite virale A; la sua trasmissione avviene per via oro-fecale e l’acqua contaminata da feci è il veicolo principale dell’infezione.
Chi ha un’epatite virale ha un maggior rischio di acquisire un’altra infezione sessualmente trasmessa tra cui HIV e sifilide. In Italia, le epatiti sono comprese tra le malattie per cui è prevista da parte del medico la notifica obbligatoria (Classe II, malattie rilevanti perché a elevata frequenza e passibili di interventi di controllo).
Il virus colpisce solo il fegato? Quali sono i sintomi?
L’epatite virale causa un’infiammazione del fegato che può essere acuta o cronica. L’infezione può causare lesioni anche a parti dell’intestino (duodeno, digiuno) e ai reni.Il virus penetra attraverso abrasioni o lesioni della cute e delle mucose e, raggiunto il fegato, vi si riproduce in modo intenso. Esistono diversi tipi di epatite virale, le più comuni sono l’epatite virale A, B, C, D ed E, ove ogni lettera indica un ceppo diverso.
EPATITE VIRALE A – È un’infezione acuta causata dall’Hepatitis A Virus (virus HAV). Ci si infetta bevendo e mangiando bevande e cibi contaminati, conservati e trattati in cattive condizioni igieniche, molluschi di mare crudi o non cotti a sufficienza e allevati in acque contaminate, verdure o frutta non lavate. Si trasmette prevalentemente per via oro-fecale e quindi anche per via sessuale quando si hanno rapporti orali o anali, soprattutto tra uomini.Ha un periodo di incubazione che va da 15 a 50 giorni. Il virus è presente nelle feci 7-10 giorni prima dell’esordio dei sintomi e fino a una settimana dopo, mentre è presente nel sangue solo per pochi giorni.
Ha un decorso in genere asintomatico, autolimitante e benigno, tuttavia a volte si possono avere forme più gravi con decorso protratto e anche forme fulminanti, rapidamente fatali (0,1-0,3% con punte fino all’1,8% negli adulti sopra ai 50 anni). L’infezione, che dura 1-2 settimane, si manifesta con febbre, malessere, nausea, dolori addominali e ittero, accompagnati da aumento della bilirubina e degli enzimi epatici (transaminasi). In alcuni casi, soprattutto se l’infezione è stata contratta in giovane età, rimane asintomatica. I pazienti guariscono completamente senza mai cronicizzare; pertanto, non esiste lo stato di portatore cronico del virus A, né nel sangue, né nelle feci.
EPATITE VIRALE B–Nel mondo è la forma di epatite virale più diffusa, è causata dalHepatitis B Virus(virus HBV). Si trasmette attraverso il sangue infetto (trasfusioni, uso di strumenti infetti, interventi chirurgici e odontoiatrici, agopuntura, pratiche di laboratorio, tatuaggi e piercing eseguiti con strumenti non sterilizzati), i rapporti sessuali vaginali, orali e anali non protetti con persone portatrici del virus presente nello sperma, nel sangue mestruale e nella saliva, durante il parto. Il rischio di contagio per trasfusione, seppur ancora presente nei paesi in via di sviluppo, è stato praticamente eliminato nei paesi industrializzati, in virtù dei controlli effettuati sul sangue donato e ai successivi processi di lavorazione in grado di distruggere il virus.
Considerato che il virus resiste sulle superfici ambientali per almeno 7 giorni, il contagio può avvenire anche per inoculazione indiretta ovvero tramite veicoli contaminati attraverso minime lesioni della cute o delle mucose (spazzolini dentali, forbici, pettini, rasoi, spazzole da bagno contaminate da sangue infetto). Quindi: attenzione a non scambiarsi questi strumenti!
A rischio, dunque, sono i tossicodipendenti, chi pratica sesso non protetto, gli operatori sanitari a contatto con persone infette o che lavorano in laboratorio a contatto con l’agente infettivo; sono a rischio anche i contatti familiari e sessuali di persone infette, e tutte quelle pratiche che prevedono l’uso di aghi e siringhe non sterilizzati, quali tatuaggi, piercing, manicure, pedicure.
Il virus non si trasmette attraverso contatti casuali, strette di mano, abbracci, starnuti o colpi di tosse, allattamento materno.
Attualmente l’Italia è un paese a bassa endemia di epatite virale B (1% circa di portatori cronici), la trasmissione sessuale rappresenta la modalità più frequente di acquisizione dell’infezione. Notevoli progressi nel prevenire l’infezione da HBV sono stati compiuti negli ultimi trent’anni grazie al miglioramento delle condizioni socio-economiche e all’introduzione nel 1991 dell’obbligo della vaccinazione anti-epatite entro il primo anno di vita. Infine la disponibilità di test sierologici (HBsAg) e biomolecolari (Nucleic Acid Technology, HBV-NAT), sempre più efficaci per l’identificazione dei donatori a rischio, ha reso la trasmissione attraverso la trasfusione o l’emodialisi un evento alquanto raro.
Il periodo di incubazione dell’epatite virale B varia fra 45 e 180 giorni, ma si attesta solitamente fra 60 e 90 giorni.Soprattutto se acquisita in tenera o giovane età, l’epatite virale B tende a cronicizzare 9 volte su 10. Nel 20% dei casi può progredire in cirrosi epatica nell’arco di circa 5 anni. Il cancro al fegato (epatocarcinoma) è un’altra complicanza frequente dell’epatite cronica, soprattutto nei pazienti che hanno già la cirrosi epatica.
EPATITE VIRALE C – È causata dalHepatitisC Virus (virus HCV). Si trasmette principalmente attraverso il sangue infetto e più raramente attraverso i rapporti sessuali. L’infezione si può trasmettere per via verticale da madre a figlio in meno del 5% dei casi.Il controllo delle donazioni di sangue, attraverso il test per la ricerca degli anticorpi anti-HCV, ha notevolmente ridotto il rischio d’infezione in seguito a trasfusioni di sangue ed emoderivati.Non si trasmette con il bacio, con le strette di mano, con i comuni oggetti della vita quotidiana. Il periodo di incubazione va da 2 settimane a 6 mesi, per lo più è compreso fra 6 e 9 settimane.
La maggior parte delle persone infettate (85%) sviluppano un’epatite cronica che nel 20-30% dei casisvilupperà nell’arco di 10-20 anni cirrosi epaticae in circa l’1-4%, successivo epatocarcinoma.
In Italia la prevalenza di portatori cronici di virus HCV è dello 0.6-2.5% al Nord e del 2-20% al Sud. Attualmente, nel nostro Paese, i più importanti fattori di rischio per infezione da HCV sono l'uso di droghe per via endovenosa, i rapporti sessuali non protetti con più di un partner , i tatuaggi e i trattamenti estetici, quando non vengano utilizzati metodi efficaci di sterilizzazione e mantenimento degli strumenti. La trasmissione materno-fetale e l'allattamento sono modalità di contagio possibili, ma che si verificano raramente.
EPATITE VIRALE D – È causata dal Hepatitis D Virus (virus HDV).Si può trasmettere attraverso i rapporti sessualinon protettima per la sua moltiplicazione dipende dal virus dell’epatite virale B (per questo viene chiamato virus satellite); l’infezione si manifesta, quindi, nei soggetti colpiti anche da HBV, in contemporanea o come sovrainfezione. Quest’ultima è una forma più aggressiva. In alcuni casi, l’infezione da HDV può diventare cronica e avere un decorso più grave rispetto a quello della epatite virale B. Il periodo di incubazione va da 2 a 8 settimane.
La prevenzione con il vaccino anti-epatite virale B protegge anche dal rischio di epatite virale D.
EPATITE VIRALE E - È causata dal HepatitisE Virus (virus HEV). L’epatite vitale E è un’infezione acuta, spesso autolimitante, molto simile all’epatite virale A. I casi cronici sono rari così come rare sono alcune forme fulminanti che si presentano in particolare nelle donne gravide, nel terzo trimestre di gravidanza. Il contagio avviene per via oro-fecale, e l’acqua contaminata da feci è il veicolo principale dell’infezione. Il periodo di incubazione va da 15 a 64 giorni. L’epatite virale E è presente in tutto il mondo: epidemie e casi sporadici sono stati registrati principalmente in aree geografiche con livelli igienici inadeguati. Nei Paesi industrializzati, invece, la maggior parte dei casi riguarda persone di ritorno da viaggi in Paesi endemici.
Per quanto riguarda l’epatite virale A non esiste una terapia specifica. La malattia si tiene sotto controllo soprattutto con norme di prevenzione e di profilassi dopo l’esposizione al virus.
La terapia dell’epatite virale sia di tipo B che di tipo C è di stretta competenza dell’infettivologo. La terapia si basa sull’utilizzo di interferone e altri farmaci antivirali e viene personalizzata caso per caso soprattutto in considerazione degli effetti collaterali che la terapia può indurre, in particolare nei soggetti anziani.
Il vaccino attualmente in uso per l’epatite virale B è prodotto con tecniche di ingegneria genetica e si è dimostrato sicuro ed efficace e fornisce immunità di lunga durata. In Italia, dal 1991,la vaccinazione è obbligatoria per tutti i nuovi nati e, fino al 2003, lo è stata anche per gli adolescenti a 12 anni, e fortemente raccomandata per i gruppi di popolazione a maggior rischio d’infezione (tossicodipendenti, conviventi di portatori cronici, personale sanitario, etc).
A tutt’oggi non esiste un vaccino che protegga dall’epatite C e l’uso di immunoglobuline non si è mostrato efficace.
Recentemente viene utilizzato un nuovo farmaco (Sofosbuvir) capostipite di una nuova classe di farmaci capace di agire direttamente contro il virus dell’epatite C, con risultati molto incoraggianti.
Misure profilattiche efficaci sono rappresentate dalle generali norme igieniche, la sterilizzazione degli strumenti chirurgici e per i trattamenti estetici, l’utilizzo di materiali monouso, la protezione con il preservativo durante i rapporti sessuali a rischio.
In alcuni casi affetti da epatite virale D in forma cronica viene utilizzato interferone-alfa. Nei casi più gravi si può considerare il trapianto di fegato.
Per quanto riguarda la prevenzione dell’epatite virale E, è stata proposta la somministrazione di gammaglobuline, soprattutto nelle donne gravide, ma la loro efficacia deve essere ancoradocumentata. Sono in corso studi clinici sperimentali per la produzione di due vaccini.
Che nome difficile! Anche l’AIDS è un’infezione trasmissibile con i rapporti sessuali?
L’AIDS ovvero la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita (dall’inglese Acquired Immune Deficiency Sindrome), è un’infezione virale causata dal virus HIV (Human Immunodeficiency Virus). Perché sindrome? Perché normalmente chi ne è colpito manifesta un insieme di numerosi sintomi.Immunodeficienza significa che il sistema immunitario di chi è stato contagiato dal virus è fragile, deficitario e, progressivamente, non sarà più in grado di proteggere il corpo dagli attacchi di virus, batteri e altri agenti esterni. L’HIV è come un camaleonte, dotato di una grande variabilità. Per questo è difficile trovare una cura definitiva. Tutti possono essere colpiti dall’HIV: eterosessuali, omosessuali, soggetti sottoposti a trasfusioni del sangue, perfino bambini.
Nel 2010, in Italia sono stati notificati 2884 casi di infezioni da HIV, 718 casi di AIDS e sono state riportate 66 morti AIDS-correlate. La maggioranza dei casi segnalati si è verificata in soggetti di sesso maschile (74%) ed il tasso di nuove diagnosi è stato pari a 5.5 casi per 100.000 abitanti. L’infezione è in crescita ma se ne parla troppo poco.
Sebbene l’HIV sia stato isolato da numerosi fluidi biologici, soltanto il sangue, il liquido seminale, le secrezioni genitali e il lattematerno sono stati riconosciuti come fonte di infezione. La trasmissione per via sessuale è di gran lunga la più frequente: può bastare anche un solo rapporto per essere contaminati.
Non c’è nessun rischio di contagio attraverso un abbraccio, una stretta di mano, o un bacio a meno che non vi siano abrasioni o microlesioni della mucosa della bocca, da cui il virus può entrare. Saliva, catarro, sudore, lacrime, feci, urine, punture di zanzara non trasmettono il virus.
Le persone sieropositive al virus HIV possono condurre una vita normale finché la salute lo consente, e si possono frequentare senza rischi. Convivere con l’AIDS è molto difficile; le persone colpite hanno bisogno di sentirsi accettati e di poter condividere il loro quotidiano con le persone care.
L’AIDS è un’infezione virale provocata dal virus HIV (Human Immunodeficiency Virus). Questo virus è in grado di distruggere a poco a poco il sistema immunitario della persona colpita che, progressivamente non può più difendersi dagli attacchi di batteri, virus e altri agenti esterni. Quando una persona viene a contatto con il virus HIV, può contaminarsi oppure no, ma anche se contrae l’infezione non si ammala subito. Il virus si propaga nel suo organismo, che inizialmente resiste, producendo anticorpi (Ab). Se questi anticorpi sono presenti quando si fa un’analisi del sangue, si definisce la persona comesieropositiva. A differenza di quelli che si producono in altre infezioni, questi anticorpi non costituiscono un meccanismo di difesa ma rappresentano solo un segnale di infezione in atto.
Si può essere sieropositivi per molti anni, senza avere alcun sintomo, ma il virus continua la sua opera di distruzione delle difese immunitarie fino a che la persona si ammala (AIDS conclamata). In quel momento la minima infezione, anche la più banale può essere fatale. Il decorso della malattia non è uguale per tutti, ma dipende molto anche dallo stile di vita che conduce la personache ha l’HIV. Se una persona sieropositiva, ha una vita regolare, nel senso che vive in condizioni igieniche adeguate, dorme un numero sufficiente di ore, si alimenta in modo sano e regolare, non beve, non fuma, cerca di evitare situazioni particolarmente stressanti, ed è circondato dall’amore e dall’affetto dei suoi cari, ha sicuramente una possibilità di vita più lunga di un tossicodipendente o di una persona che vive in condizioni oggettivamente precarie, il cui sistema immunitario è già minato da droghe e stress.
Usare SEMPRE il preservativo durante i rapporti sessuali è il mezzo più efficace per proteggersi anche dall’AIDS oltre che dalle altre malattie sessualmente trasmesse. È bene usareprudenza nella scelta del proprio partner sessuale soprattutto se occasionale e non unico (rapporti sessuali multipartner). Non lasciarti persuadere dal pensiero “Perché dovrebbe capitare proprio a me?” e prendi tutte le precauzioni del caso. Fare attenzione a non contagiarsi con il sangue, attraverso piccole ferite della cute e/o delle mucose.
Non scambiare lo spazzolino da denti, il rasoio e altri effetti personali. Rispettare le normali norme igieniche di una vita sociale comune. Queste rappresentano le precauzioni indispensabili da osservare per proteggersi dal rischio di un’infezione da HIV che peraltro valgono per qualsiasi infezione che si trasmette con i rapporti sessuali non protetti.
Seguendo regolarmente la terapia specifica, oggi è possibile cronicizzare la malattia ma non guarirla in modo definitivo. Le nuove associazioni di farmaci (disponibili dal 1996 in Italia) sono altamente efficaci e consistono nell’uso combinato di tre farmaci antiretrovirali. Tale approccio ha rivoluzionato il trattamento dell’AIDS e attualmente grazie alla terapia antiretrovirale di combinazione (cART), circa l’80% dei pazienti ottiene un controllo duraturo della replicazione virale con riduzione della mortalità e morbosità per HIV. L’obiettivo della terapia antiretrovirale è quello di inibire la replicazione del virus fino a livelli plasmatici non rilevabili per il tempo più lungo possibile, potenzialmente a vita. La terapia non guarisce l’infezione ma abbatte la quantità di virus circolanti nel sangue. Anche se il virus in circolo si riduce notevolmente rimane nell’organismo e la persona è sempre sieropositiva e anche infettante per gli altri. La progressione della malattia viene notevolmente rallentata, consentendo di vivere molto più a lungo.
Informazioni aggiornate su HIV, Aids e sulle infezioni trasmesse per via sessuale.
Il Telefono Verde numero 800-861061, istituito dall’Istituto Superiore di Sanità nel 1987, è nato per fornire informazioni competenti e aggiornate sull'Aids e le malattie sessualmente trasmesse. Dal 2010, infatti, il servizio ha cambiato il suo nome da Telefono verde Aids a "Telefono verde Aids e Infezioni sessualmente trasmissibili (AIDS/IST)" e offre rispostepuntuali anche per le MST.
Si può telefonare da qualsiasi parte d’Italia.Il servizio dispone di 6 linee telefoniche, attive dal lunedì al venerdì, dalle ore 13.00 alle 18.00.Gli esperti rispondono oltre che in lingua italiana anche in lingua inglese, francese e portoghese.
Dal 1 febbraio 2012 il servizio si avvale anche della consulenza di un legale, esperto nell’area della tutela dei diritti delle persone con HIV, AIDS e altre IST e dei loro familiari. Il legale è presente presso il servizio due volte alla settimana e risponde in lingua italiana e in lingua inglese.
Il Telefono verde AIDS/IST 800-861061 ha realizzato una mappatura dei centri dove è possibile effettuare il test per l’HIV. Per ogni centro sono indicati la località, l'indirizzo, il recapito telefonico e gli orari.
Il test per l’HIVpuò essere eseguito, senza ricetta, con un semplice prelievo di sangue, gratuitamente, in tutte le strutture pubbliche (ospedali, cliniche universitarie, centri specializzati). Per la Legge 135 del 1990 deve esserefatto in modo anonimo e riservato: il risultato può essere comunicato esclusivamente alla persona che si è sottoposta al test. Le persone sieropositive sono tutelate dalla legge da eventuali discriminazioni sociali, sanitarie, lavorative o di qualsiasi altro genere.
Il test anti-HIV è in grado di identificare la presenza di anticorpi specifici che l’organismo produce quando vienein contatto con il virus HIV. Il risultato del test è affidabile solo dopo 6 mesi dal momento del possibile contagio.
Se il test è negativo, non c’è infezione, ma non è escluso un contagio nei 3-6 mesi precedenti. Se c’è stato un rapporto a rischio, occorre ripetere l’esame dopo 6 mesi.
Se il test è positivo, significa che si è contratta l’infezione e la si può trasmettere ad altre persone. In questo caso, è necessario affidarsi ad uno dei Centri Specializzati. Le cure sono tutte gratuite.
Le persone straniere, anche se prive del permesso di soggiorno, possono effettuare il test alle stesse condizioni del cittadino italiano.
Per avere maggiori informazioni aggiornate, sull'infezione da HIV, sull'Aids e sui Centri Specializzati per la cura dell’AIDS, si può telefonare da qualsiasi parte d'Italia al Numero Verde 800-861061 dell’Istituto Superiore di sanità (ISS), attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 13.00 alle ore 18.00.